ILVA: Grottaglie tra i paesi più colpiti dalla cassa

È evidente come la nuova proprietà dello stabilimento siderurgico di Taranto abbia già voluto imprimere il suo marchio in fabbrica.

Abbiamo contestato da subito la volontà del Governo di cedere #ILVA a un nuovo soggetto privato, consci già della passata gestione Riva.

Ieri, attraverso un semplice link sul web, i lavoratori hanno conosciuto la loro sorte, nel silenzio più assoluto rispetto al metodo di selezione barbarico scelto dall’azienda con la complicità sindacale.

Ancor più evidenti sono, però, i metodi scelti per selezionare il personale; avrebbero dovuto rispettare alcuni criteri familiari e professionali, ma è andata a finire con la selezione per simpatia e ribellione.

L’accordo sindacale raggiunto al Mise, insieme al ministro Luigi Di Maio, è completamente saltato e pone serie ombre sul futuro rispetto ai criteri da rispettare.

Sono stati esclusi padri di famiglia con figli e mogli a carico, gravati da mutui ipotecari; sono stati esclusi anche tutti gli operai che in questi anni hanno denunciato gli abusi che, prima i Riva e poi la gestione commissariale, hanno perpetrato ai danni della nostra terra, dei suoi uomini e delle sue donne.

Oltre 2000 persone sono state mandate via, come se fossero loro i responsabili del disastro tarantino.

Mandati via con un click.

Il silenzio è imbarazzante sia da parte dei sindacati che da parte di quei parlamentari locali eletti dalle stesse persone che sono state licenziate. Avrebbero dovuto difenderli e vigilare sull’attuazione di un accordo che il loro ministro aveva inquadrato come il miglior risultato possibile.

Siamo vicino e restiamo a disposizione delle tante famiglie che hanno perso il lavoro. A loro va tutta la nostra solidarietà

Gruppi Consiliari Sud in Movimento e RiGenerazione

 

Andrea Cometa

Capogruppo di Sud in Movimento.
Consulente informatico ERP, esperto in software libero. Brigante moderno «Cosa scelgo io tra il dover andare via e il voler restare?
Non ho alcun dubbio. Io resto qui al Sud, e non perché so-
no un perdente o un rassegnato, ma perché restare è mol-
to più difficile che andarsene. Io resterò qui»

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